giovedì 7 ottobre 2010

Lost, five months after

(spoiler: se non hai visto Lost, non leggere questo commento ma corri a vederti in DVD le sei stagioni, poi torna)

Per apprezzare come si e' concluso Lost bisogna prima accogliere la filosofia della serie: andare oltre il dualismo scienza e fede verso una nuova visione.

Uno dei grandi pregi di Lost e' la consistenza filosofica e scientifica. I temi trattati centrano al cuore il dibattito filosofico contemporaneo: il quasi unanime rifiuto del dualismo mente/materia e la contemporanea necessita' di uscire dalle secche del monismo. Anche la scienza mostrata, o lasciata intuire, e' quanto di piu' coerente si sia mai visto nel panorama SciFi (che, per fare un esempio, ricorre spesso, nell'accettazione generale, a impossibilia scientifici come il-salto-nell-iperspazio, o il teletrasporto).

Siamo a cinque mesi dopo il finale. Gli autori hanno scelto di lasciare una parte del mistero all'interpretazione del pubblico; un mistero che si risolve sia in ottica scientifica che mistica. Un modo per perpetuare lo show al di fuori dello schermo. Era stato gia' fatto alla fine della terza serie, quando Jack chiude con "we have to go back". Jack interpreta i sentimenti dello spettatore che in quel momento, e per i successivi mesi di attesa, si identifica totalmente in lui: "voglio tornare nell'isola".

Analogamente, alla fine della serie, Jack muore, finisce la sua relazione con l'isola, come finisce la nostra. Eccetto che c'e' un "oltre", un "altro", un "chissa'quando", ne quale anche noi andiamo avanti.

E questo e' il fine supremo della fiction: strapparci alla nostra semplice esistenza quotidiana e trasferirci nella vita di personaggi fantastici.

(certo che se facessero un filmetto postumo, non ci sarebbe niente di male)

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