martedì 30 novembre 2010

Fa la cosa giusta (in morte di Mario Monicelli)

Mi da fastidio commentare a caldo ma e' necessario. Premetto che non mi sono mai schierato a favore di chi vuole imporre la morale per legge. Ho sempre considerato l'argomento una questione culturale, e quindi da condurre nel rispetto delle opinioni altrui.

Non giudico assolutamente il gesto di Monicelli. La mia riflessione parte invece dall'unanime coro che, invece, lo giudica positivamente. Che, automaticamente (ed e' questo che mi sconcerta),  cancella ogni alternativa, fosse anche la terapia del dolore fino alla morte. No, meglio togliersi subito il pensiero. In fondo, a 95 anni (la cifra viene spesso citata), che puoi fare di altro?

Spesso si chiede cosa sia la cultura della morte. Esattamente quello a cui stiamo assistendo: l'esaltazione della forza di scegliere la fine, rispetto ad una che viene qualificata indegna.

Sento dire, con compiacimento, che "con quella vitalita' non poteva rimanere in un letto, ha fatto la scelta che ci si aspettava". C'e' un giudizio di valore, sulla dignita' della vita in un letto, che e' destinato a diventare assoluto. Perche' stiamo assistendo ad un coro unanime. Sono forse le stesse le reazioni che abbiamo quando pensiamo ad un suicida "di valore"? Che so': "aveva appena vinto le olimpiadi, era un uomo riservato, ha fatto una scelta che non stupisce".

Perche', rispetto ai vecchi, ai deboli, ai malati, deve essere lodata la possibilita' di suicidarsi mentre ai giovani, ai forti, "ai generatori", no? Perche', quando un ventenne si cala l'inverosimile e si schianta in un fosso, non diciamo che e' anche quella una "scelta di forza, da rispettare"?

Oltre alla *normale* razionalita' del giudizio sulla minore aspettativa di vita, secondo me, a livello sociale c'e anche:
- l'orror vacui della morte, che ci spinge ad anticiparla
- l'idolatrazione della gioventu' e della sanezza
- la pressione di efficientamento da parte della societa' dei consumi
- (e infine, piu' grottesco di tutti) la rivendicazione militante del diritto di scelta

Non sara' che il vecchio inutile, e' meglio che si leva dalle palle, mentre il giovane sarebbe uno spreco? Che ha tanto ancora da produrre e consumare, prima di crepare? Non sara' che la cultura che sta costruendo questo modo di pensare, e' quella utilitaristica, mercantilistica, disumana, che e' alla stessa base degli sfruttamenti delle ingiustizie sociali della ferocia del mondo moderno?

Io, personalmente, rifiuto la valutazione che per un vecchio valga piu' la pena morire, rispetto ad un giovane, "perche' ha meno futuro davanti". Ma, un vecchio, non ha forse piu' ricordi? Ma, la vita, non e' forse, come la cantava uno, ADESSO? Chi lo ha detto che il futuro vale piu' del passato?

Pare sentire da ogni dove: "si e' suicidato, lo poteva fare perche' era vecchio, poteva farlo a testa alta perche' aveva vissuto utilmente", ed e' questo che mi sconcerta. Mi sembra proprio che si esalti l'esempio, si celebri il coraggio, mi sembra, insomma, un trionfo di morte.

martedì 16 novembre 2010

Culto della personalita'



La lista del Segretario a "Vieni via con me"

 La sinistra è l`idea che se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli, puoi fare davvero un mondo migliore per tutti.

Abbiamo la più bella Costituzione del mondo. La si difende ogni giorno. Il 25 aprile si fa festa.

Nessuno può stare bene da solo. Stai bene se anche gli altri stanno un po` bene

Se pochi hanno troppo e troppi hanno poco l`economia non gira perché l`ingiustizia fa male all`economia.

Ci vuole un mercato che funzioni, senza monopoli, corporazioni e posizioni di dominio. Ma ci sono beni che non si possono affidare al mercato: la salute, l`istruzione, la sicurezza.

Il lavoro non è tutto, ma questo può dirlo solo chi il lavoro ce l`ha.
Il lavoro è la dignità di una persona. Sempre. E soprattutto quando hai trent`anni e hai paura di passare la vita in panchina. Ma chiamare flessibilità una vita precaria è un insulto. E allora un`ora di lavoro precario non può costare meno di un`ora di lavoro stabile.

Chi non paga le tasse mette le mani nelle tasche di chi è più povero di lui; e se 100 euro di un operaio, di un pensionato o di un artigiano pagano di più dei 100 euro di uno speculatore, vuole dire che il mondo è capovolto.

Davanti a un problema serio di salute non ci può essere né povero né ricco, né calabrese né lombardo né marocchino.

L`insegnante che insegue un ragazzo per tenerlo a scuola è l`eroe dei nostri tempi. Indebolire la scuola pubblica vuol dire rubare il futuro ai più deboli.

La condizione della donna è la misura della civiltà di un Paese. Calpestarne la vita è l`umiliazione di un Paese.
Dobbiamo lasciare il pianeta meglio di come l`abbiamo trovato perché non abbiamo il diritto di distruggere quello che non è nostro. E l`energia va risparmiata e rinnovata sgombrando la testa da fanta-piani nucleari.

Il bambino figlio di immigrati che è nato oggi non è né immigrato né italiano. Dobbiamo dirgli chi è. Lui è un italiano.
Se devo morire attaccato per mesi a mille tubi, non può deciderlo il Parlamento. Perché un uomo resta un uomo con la sua dignità anche nel momento della sofferenza e del distacco.

C`è un modo per difendere la fede di ciascuno, per garantire le convinzioni di ciascuno, per riconoscere la condizione di ciascuno. Questo modo irrinunciabile si chiama laicità.

Per guidare un`automobile, che è un fatto pubblico, ci vuole la patente, che è un fatto privato. Per governare, che è un fatto pubblico, bisogna essere persone perbene, che è un fatto privato.

Infine chi si ritiene di sinistra, chi si ritiene progressista deve tenere vivo il sogno di un mondo in pace, senza odio e violenza, e deve combattere contro la pena di morte, la tortura e ogni altra sopraffazione fisica o morale.

Alla fine, essere progressisti significa combattere l`aggressività che ci abita dentro; quella del più forte sul più debole, dell`uomo sulla donna, di chi ha potere su chi non ne ha. E` prendere la parte di chi ha meno forza e meno voce.

lunedì 1 novembre 2010

Cinema italiano, sconsolante

I film italiani. Me ne sono fatto un trittico in onore di Halloween:
- Happy family, Salvatores
- Mine vaganti, Ozpetek
- Genitori e figli, Veronesi

Ora il giudizio di insieme e': orrendi. Non sono neanche film, non vanno visti, diseducano al cinema.

Singolarmente:
HF, il meno peggio dei tre: la metafora dell'autore in cerca di idee come scappatoia poetica dalla reale mancanza di idee dell'autore (mi sono spiegato, no?). E' una furbata ma e' noiosa. Si salvano giusto Abatantuono che fa l'abatantuono (credo in autonomia creativa, che' gli altri dialoghi sono scandalosi) e i riferimenti meta-nostalgici alla filmografia precedente (un'invocazione di indulgenza). Voto 4.

MV, il peggio di questi. Oltre alle tare comuni ai tre (ma temo all'intero cinema nazionale), ovvero dialoghi banali, sceneggiatura sciatta, personaggi inesistenti, si aggiunge un montaggio infantile. Mi chiedo chi abbia girato ad O. il discreto "La finestra di fronte", tutti gli altri film del regista turco sono un disastro (Il bagno turco e Harem Suare non me li ricordo, e non oso rivederli). E poi basta co' 'sti mulinelli sincopati intorno alla gente che magna. Voto 2.

GEF, fare una media del giudizio sui precedenti. La storia e' il solito tentativo di raccontare il mondo degli adolescenti col metodo deduttivo. Voto 3.

I prossimi in lista sarebbero Virzi e Luchetti, da cui mi aspetto (spero) meglio. C'e' da dire che i tre sopra dovrebbero essere, in teoria, pezzi grossi del nostro cinema. E' sconsolante.

Veltroni 2.0

Sarebbero gli autoconvocati di Firenze. Non parlano di contenuti. Non si capisce cosa propongano per la sinistra.

L’unica idea e’: rinnoviamo. ma rinnoviamo cosa? come? E’ veltronismo 2.0, non importa quale politica hai, l’importante e’ che tu la venda bene. La destra non vince perche’ vende meglio ma perche’ esprime risposte concrete, per i suoi elettori. Finche’ non capiremo che il problema non e’ il pacchetto, ma il prodotto, perderemo sempre.

domenica 24 ottobre 2010

Il congresso di SeL

Non e' per una questione di principio che osteggio Vendola. Come male minore rispetto al frazionismo, lo vedrei meglio nel PD, a recitare la parte del Veltroni eccentrico.

Il fatto e' che l'idea di sinistra che ha Vendola si limita alla sua essenza romantica.. Scorze d'arancia nel braciere, il papa' che legge le lettere della resistenza, ecc. Nostagia.

Una strada che non porta da nessuna parte. Magari si compattano le elite di chi gioca a fare il deluso e lo sconfortato dal PD e si recupera qualche voto all'astensione. Pero' non si da nessuna risposta a quella parte immensa di classi deboli che oggi guardano a destra, convinti dal sogno berlusconiano. Il sogno berlusconiano, un'offerta concreta per i ceti popolari, che lo votano in massa sulla base delle promesse, reiterate, di: deregulation, semplificazione, ottimismo, difesa corporativa ed identitaria del territorio dalla concorrenza dei lavoratori stranieri. Per qualche fortunato la speranza di benefatture da parte del principe. Per tutti l'insopportabilita' delle "narrazioni" postcomuniste che hanno monopolizzato a vuoto l'offerta politica per le classi deboli negli ultimi decenni.

Vendola rischiera' magari di vincere le primarie di coalizione (pero' prima bisogna farla una coalizione, e delle regole di impegno). Ma dal popolo, senza una strategia concreta di riscatto, non recupera nessun voto.

martedì 19 ottobre 2010

Reconditi

Partecipare ad una manifestazione sindacale col chiaro intento di mettere il cappello su quel patrimonio elettorale, spintonare per aderirvi e salire sul palco per strillare a tutti che "Io! Io! sono quello che dovete votare", e' gia' triste di per se. Poi, se la stampa amica prosegue strillando a tutti che "il PD, il PD, sono loro quelli che non dovete votare", il giochetto e le motivazioni diventano palesi.

Era una manifestazione sindacale ed hanno partecipato Orfini e Fassina (ed altri ovviamente) del PD. Cioe' quei dirigenti giovani che si invocano ad ogni commento (salvo poi ignorarli quando ci sono).

sabato 16 ottobre 2010

Rampolli annoiati

Basta demagogia, basta. E che strazio! Mettere nello statuto la regola dei tre mandati e’ stata una veltronata, ma il meme che diffonde questa idea ha una concezione della politica come hobby per rampolli annoiati.
Io faccio un lavoro che, se dovessi uscirne per 10 anni, non rientrerei piu’. E credo che valga per tutti i mestieri, dal tornitore al barista, dall’impiegato al programmatore. Ma chi e’ che puo’ permettersi di smettere col lavoro a 30 anni e ricominciare a 40? Ma di cosa campa? Rampolli annoiati, appunto.
La politica e’ una passione, una scelta di vita e, quindi, una professione. Altro che!

E poi uno degli effetti immediati di una siffatta legge sarebbe che i deputati passerebbero il tempo a cercare di garantirsi il futuro. Si dice che lo fanno comunque? Puo' darsi (e comunque a generalizzare si ricade nel qualunquismo). Ma la domanda che faccio e': possibile che non si possa decidere con le nostre teste e mandare avanti i meritevoli (a prescindere dalla questione dell'eta') senza pretendere che un REGOLAMENTO lo faccia al posto nostro? Ci fidiamo piu' di una norma che del nostro libero arbitrio?

martedì 12 ottobre 2010

Be free

Stumblando ho trovato questo.

Il teorema e' sbagliato. Non e' corretto dire che, se il mondo e' privo di significato, ne segue che TU sia libero.

Se la premessa e' che il mondo e' privo di significato, ne segue intanto che anche TU sia privo di significato, in quanto parte del mondo.

In particolare non hanno nessun valore cognitivo i tuoi pensieri, in quanto semplici sequenze di impulsi senza alcun significato (che non esiste per definizione). A dire la verita' non ha neppure senso dire "TU", perche' non si capisce che identita' avresti OLTRE all'insieme di neuroni che costituisce il tuo cervello. Che tra l'altro si rinnova ogni paio di mesi completamente, come un'onda del mare, che si muove senza spostare massa.

Ma anche se ignorassimo quanto sopra, rimane il fatto che, visto che i pensieri non sono un significato, ma niente altro che meccanismi, lo stato del tuo cervello ad un dato istante e' determinato dallo stato del cervello agli istanti precedenti. Non hai nessuna liberta'. E' matematico.

(ahem, questa non e' una dimostrazione dell'esistenza di Dio. E' una confutazione delle premesse riduzioniste, tanto in voga)

lunedì 11 ottobre 2010

Senza se e senza ma

In rete e' facile trovare le scioccanti foto di Aisha, la ragazza di 18 anni mutilata, naso ed orecchia, strappate, per aver osato fuggire dalla casa del marito e dei suoceri. Afghanistan, il mondo che i talebani dominano.

Possiamo fregarcene di Aisha, possiamo farlo o perche' siamo convinti che tutto l'occidente non sia la a difendere Aisha ma a fare i suoi-sporchi-interessi, oppure perche' si sta bene al sicuro a casa nostra. Scuse e vigliaccheria.

Ricordo che la Costituzione italiana dice:
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."

In Afghanistan i soldati sono a difesa della liberta' del popolo afghano, non c'e' niente di controverso nell'impedire che al potere vada una fazione barbara, il ripudio per la guerra e' sovrastato dal ripudio per l'idea di lasciare i talebani a mutilare le donne. Da molti, questo articolo della Costituzione, viene sempre citato in parte, allo scopo di far credere che per l'Italia mandare soldati in guerra sia un'azione impossibile. L'italia invece e ri-nata da una guerra, la guerra partigiana.

Io vorrei capire per quale motivo i pacifisti nostrani da anticapitalisti, nel senso di superare ed andare oltre al regime borghese, sono diventati tutti retrocapitalisti, nel senso di tornare indietro a tutto quello che c'era prima della democrazia. E' una confusione colossale e per nulla marxista.

E poi, ma che e' 'sto pacifismo da fricchettoni tardivi. Ma che Rokossovskij era pacifista? Ma che Pertini? Ma che Che Guevara?

Uno che era pacifista, senza se e senza ma? Oswald Mosley.

venerdì 8 ottobre 2010

Uninominale

Al "Comitato per l'uninominale", Giorgio Tonini, spiega che non bisogna tornare al proporzionale della prima repubblica perche' non ci sono piu' le esigenze che portarono i costituenti a fare quella scelta.

Cioe', a differenza del '46, non dobbiamo piu' scongiurare una deriva plebiscitaria e personalistica pericolosa per la democrazia?

Detto questo, cioe "prudenza", sono anche io affascinato dall'uninominale di collegio. La ritengo, purtroppo, politicamente poco praticabile.

Anno Zero

Terza puntata e ad Anno Zero, dall'inizio della stagione, ancora non si e' sentita nessuna voce del PD. Sono intervenuti tutti, dipietristi, Di Pietri, fascisti, camicie viola, comici genovesi, Belpietri, berlusconiani di tutte le risme, imprenditori stonati, tutti. Tranne gli esponenti del piu' grande partito della sinistra.
Bah.

giovedì 7 ottobre 2010

Lost, five months after

(spoiler: se non hai visto Lost, non leggere questo commento ma corri a vederti in DVD le sei stagioni, poi torna)

Per apprezzare come si e' concluso Lost bisogna prima accogliere la filosofia della serie: andare oltre il dualismo scienza e fede verso una nuova visione.

Uno dei grandi pregi di Lost e' la consistenza filosofica e scientifica. I temi trattati centrano al cuore il dibattito filosofico contemporaneo: il quasi unanime rifiuto del dualismo mente/materia e la contemporanea necessita' di uscire dalle secche del monismo. Anche la scienza mostrata, o lasciata intuire, e' quanto di piu' coerente si sia mai visto nel panorama SciFi (che, per fare un esempio, ricorre spesso, nell'accettazione generale, a impossibilia scientifici come il-salto-nell-iperspazio, o il teletrasporto).

Siamo a cinque mesi dopo il finale. Gli autori hanno scelto di lasciare una parte del mistero all'interpretazione del pubblico; un mistero che si risolve sia in ottica scientifica che mistica. Un modo per perpetuare lo show al di fuori dello schermo. Era stato gia' fatto alla fine della terza serie, quando Jack chiude con "we have to go back". Jack interpreta i sentimenti dello spettatore che in quel momento, e per i successivi mesi di attesa, si identifica totalmente in lui: "voglio tornare nell'isola".

Analogamente, alla fine della serie, Jack muore, finisce la sua relazione con l'isola, come finisce la nostra. Eccetto che c'e' un "oltre", un "altro", un "chissa'quando", ne quale anche noi andiamo avanti.

E questo e' il fine supremo della fiction: strapparci alla nostra semplice esistenza quotidiana e trasferirci nella vita di personaggi fantastici.

(certo che se facessero un filmetto postumo, non ci sarebbe niente di male)

mercoledì 6 ottobre 2010

Comunicazione e Vaticano

La notizia del Nobel per la medicina a Robert Edwards, il padre della fecondazione in provetta, e’ stata, nei siti di Repubblica e Corriere, per tutta la mattina attorno alla decima posizione. Dopo che un commentatore di Radio Vaticana ha pronunciato parole di biasimo, e’ balzata alla prima posizione.

Questo e’ il metro del provincialismo della comunicazione in Italia, ma anche di qualcosa d’altro.

Da cattolico di sinistra osservo che l’ossessione anticlericale da’ alle posizioni piu' reazionarie, ed alla destra appiattita su di esse, una forza maggiore. Non ha senso portare in prima pagina una notizia solo quando un commentatore di Radio Vaticana si esprime!

E’ provincialismo, ma per parte della sinista e’ anche qualcos’altro: e’ la voglia di menare le mani con i cattolici meno progressisti, e’ la voglia di trovare un’identita’, in mancanza di altro, nel giacobinismo.

Un esempio evergreen: il dibattito sull'evoluzionismo. Il Vaticano non e’ in alcun modo antievoluzionista. La grandissima parte dei teologi cattolici non e’ antievoluzionista. La posizione ufficiale non e’ antievoluzionista. Pero’ e’ opinione diffusa, dell’uomo della strada, cattolico e non, che lo sia. Siamo all’interno di un pericoloso equivoco perche’ l’ignoranza genera un dibattito che porta, per il formarsi delle fazioni, il problema ad emergere realmente: sempre piu’ cattolici credono di dover contrastare la scienza, sempre piu’ persone credono che i cattolici debbano farlo.

Spezzare il circolo vizioso ricordandolo, quando se ne parla senza puntualizzazioni, e’ doveroso per evitare che si proceda lungo questa china.

Postilla: perche’ il Vaticano non e’ antievoluzionista? Perche’ ha chiara la distinzione tra Verita’ e linguaggio. Dio rende necessaria l’esistenza della Verita’, ma il linguaggio per comprenderla ed esprimerla, e’ imperfetto. Linguaggio significa conoscenza, ovvero significa mente. Ergo la posizione della Chiesa puo’ cambiare e, nello specifico, possono cambiare le posizioni sulle scienze naturali.
Quello che spesso viene interpretato come antiscienza e’ invece l’opposizione filosofica, prima che teologica, alle dottrine riduzioniste, fiscaliste, funzionaliste, che, pur non avendo nessuna autorita’ di risultati, nei dibattiti vengono sottointese come dominanti e spesso fatte proprie da alcuni degli “anti-anti-evoluzionisti”.

giovedì 30 settembre 2010

La pancia e le mani

Di Pietro in parlamento fa la voce grossa ma, se gli levi Berlusconi, cosa ne rimane? Il suo discorso parla solo di quello che Berlusconi e', non di quello che ha fatto o non ha fatto. Non di quello che farebbe Di Pietro una volta al governo. Di Pietro ha sul collo il fiato del grillismo e dei vendoliani, il (purtroppo lento) tramonto di Berlusconi, e' anche il suo tramonto.

Molto meglio il discorso di Bersani. Se Di Pietro e' "la pancia", Bersani e' "le mani". Utili se vogliamo cambiare l'Italia.

martedì 28 settembre 2010

Veltronismo in salsa levantina

Il vendolismo.

A prescindere dalle riserve su Vendola stesso. Un leader che, perso il confronto interno con Ferrero, ha spaccato il partito. Vendola non da la garanzia chiave per un accordo di coalizione: la lealta' (ricordo che la sinistra due volte e' morta sulle spaccature interne). Un anno fa lo si invitava ad entrare nel PD (che sarebbe potuto diventare di) di Bersani. Da quella posizione avrebbe avuto tutt'altra autorita' per parlare a nome della sinistra. Oggi parla con il profilo dello scissionista.

Dicevo a prescindere, perche' il veltronismo alle cime di rapa perpetua l'errore di credere che il referente della nostra proposta politica sia il Popolo della sinistra. Che non esiste, o meglio esiste come entita' sociologica (biciclette, bandiere della pace, cibi biologici, chilometri zero, gonne a fiori, sbattezzi, bandiere palestinesi, Che Guevara, Littizzetto, ...) ma non di classe. Minoritario nel paese, tanto piu' lo fai coeso, tanto piu' ti riduci complessivamente a quel 36% a cui sei condannato.

Le fasce deboli della societa' invece sono maggioritarie. Essere di sinistra significa parlare a quelle. Pero' significa anche essere svegli e capire che le divisioni di classe non sono piu' tracciate lungo la faglia operaio salariato vs. cittadino borghese. Anche perche', paradossalemtne, oggi i primi votano a destra ed i secondi votano a sinistra (con predilezione per la terna: IdV, SeL, 5*).

Soprattutto credo che, come metodo, nel volgersi verso le nuove classi deboli, il PD debba smettere di allisciare le pulsioni vendoliane (ma anche, e soprattutto, grilliste e dipietriste).
Serve una nuova fase di "guerra di posizione", un processo politico pedagogico di aggiornamento, di riallineamento tra i simboli ed i reali bisogni delle classi deboli.

domenica 26 settembre 2010

Beppe Grillo

Grillo e' un pericolo per coloro che lo sostengono e cadono nella sua trappola mediatica. Se poi il sostegno si allarga oltre un certo limite il pericolo si estende a tutti noi.

Prima di parlare degli aspetti piu' evidenti voglio mettere in luce uno degli elementi chiave del grillo-pensiero: "le cose sono semplici". Basta riciclare i rifiuti, basta infilare una biowashball nella lavatrice, basta non mandare i corrotti in parlamento, basta vietare il nepotismo, basta fare i bus a vapore; subito dopo si implica un assunzione di potere da parte di un organismo forte, che sapra' fare le cose semplici.

La denigrazione fisica dell'avversario, tipica delle culture fasciste: nano, vecchio, ciccione, minidotato, loffio. La denigrazione delle donne, immancabilmente puttane.

La delegittimazione del parlamento, l'ignoranza del principio di non vincolo di mandato, l'idea sostanzialmente plebiscitaria della formazione dei governi.

Infine lo squadrismo. Lo ammette Grillo («Ci chiamano squadristi? - dice Grillo - E lo siamo. Siamo gli squadristi della differenziata e della biodiversità») per ambiti "speciali", l'ecologia, il rinnovamento, la purificazione. Paro paro al fascismo negli ultimi due, a questi il fascismo aggiungeva "la vittoria mutilata", cioe' il tradimento dei caduti (immancabilmente da parte di una classe politica corrotta, vecchia, immobile, sepolta).

La violenza inizia a tracimare dal contesto mediatico a quello fisico, quando si fanno i raduni intimidatori.

domenica 12 settembre 2010

Tornare avanti

Riguardo al documento dei quarantenni (assennati, li chiamerei) della segreteria del PD: un documento fantastico. finalmente si parla di politica e non di “largo ai gggiovani”.
Il documento e' qui: http://www.ilpost.it/2010/09/11/tornare-avanti/
Alcuni commentatori (Repubblica e Post) sono saltati sulla sedia, parlando di attacco a Veltroni, e allo spirito del Lingotto. A me sfugge una cosa*.
Quelli che hanno detto “chiaro e tondo che non vogliono più il PD di Veltroni e del Lingotto, delle grandi visioni moderniste” sono stati gli elettori che, alle primarie, hanno votato Bersani.
Al mio circolo sono venuti i tre rappresentanti di mozione. Quello di Bersani ha in pratica detto tutto quello che c’e’ nel documento, che bisogna identificare le nuove classi deboli, capirne e rappresentarne i bisogni, che non sono difesi dalle liturgie identitarie di cui si pasce “il popolo di sinistra”, una creazione mediatica di una realta’ sociale inesistente.
*Quello che mi sfugge e’: come fanno molti commentatori a scordarsi premesse e risultati di quelle primarie? Eppure le primarie a questi commentatori piacciono tanto! Ricordo, quindi, che ha vinto Bersani e la nuova linea.
Certo dirlo cosi’, come faccio io e come hanno fatto i giovani turchi (mah), non sta bene. Pero’ non si capisce perche’ quando Veltroni, da Malindi, scrive le lettere all’uomo della strada, raccontando un partito immaginario, nessuno puo’ protestare.
I veltroniani somigliano molto a Vendola, reclamano il confronto, perdono le elezioni, infine si fanno il partito personale.

sabato 4 settembre 2010

Dio non c'e', l'ha detto la scienza

ho deciso di raccogliere qui le cose che scrivo per vari blog, almeno non me le scordo.

questa a commento del post di luca sofri sulla non notizia della non esistenza dio, o meglio a commento dei commenti.
http://www.wittgenstein.it/2010/09/03/scoops/comment-page-1/#comment-5360
che spasso gli atei militanti che, da una non notizia, ammucchiano, difendono, stiracchiano, e segnano il punto. ale'! evvai! la scienza je lo sbatte di nuovo in faccia a questi miliardi di "cretini" (cit.) che dio non esiste.

veniamo ai chiarimenti:
- uno scienziato cattolico? banalmente il piu' importante fisico italiano dell'era post fermi: nicola cabibbo, chiedere ai fisici se era uno zichichi qualunque. poi, ahem, io sono un fisico, ex ateo, convertito a partire dall'irrilevanza degli sforzi degli atei militanti.

- cosa ha detto hawking? niente, ha detto che l'universo si e' generato a partire dalle leggi della fisica. ah beh, anche una mela cade a partire dalle leggi della fisica. c'e' bisogno di specificare che non e' dio a far cadere la mela? infatti sh non lo fa.

- l'osservazione, sopra, di raffaele birlini rende evidente l'ingenuita' dei militanti accecati dall'esultanza del punto segnato. "leggi della fisica", suppongo siano state scritte da un parlamento cosmico. uninominale o proporzionale? e il premio di maggioranza?

- il problema e' che il dibattito e' sempre intorno al dio che "progetta la frontiera e costruisce la ferrovia" (de gregori, buffalo bill). e' un dio ottimo per essere preso da bersaglio dagli atei militanti. e' il dio di holliwood, degli ammericani, ma non e' il dio dei cattolici.

- il big bang, la teoria che va piu' di moda nella cosmologia di oggi, e' stata inventata da un prete, cattolico: georges lemaitre. ach, un altro scienziato credulone.

lunedì 14 giugno 2010

Macumbe Phonon

Phonon non funziona. Anzi, phonon funziona. Adesso si, adesso no. Come l'epica "freccia" della barzelletta annisettanta. Il fatto e' che, quando faccio gli aggiornamenti del mio kde 4, immancabilmente si spegne l'audio per alcune delle applicazioni (amarok, suoni di sistema, ecc).
Risolvo facendo, da root, cosi:

alsa force-reload

Si riallineano tutti i devices dell'audio. Evviva, me lo segno a futura memoria.

Pubblicita' progresso.
Fate la fila ordinati e disciplinati, la civilta' ne giovera'.

martedì 5 gennaio 2010

Cambiare la ROM all'HTC Dream TIM

Un po' di appunti su come ho aggiornato il mio HTC Dream TIM. Ho messo una Rom CyanogenMod seguendo qua e la: in parte da Tuttoandroid ed in parte da CyanogenMod.

Con il mio fido PC Linux Debian Squeeze ho seguito i passi da 1 a 4 della guida Tuttoandroid:
1 - installato l'sdk, che contiene i tool per copiare ed eseguire codice sul dispositivo
2 - attivata la modalita' USB debugging sul dispositivo
3 - fatto un backup: utilissimo, infatti a meta' della procedura avevo incasinato tutto (poi spiego perche') e mi ha salvato
4 - caricata sul dispositivo una nuova immagine per il boot ed abilitata la modalita' superuser

Dal passo 5 sono passato alla guida Cyanogen ed in particolare ho usato una diversa "immagine di recovery", quella consigliata nella loro guida cioe' la 1.4. Per capire di cosa si tratta: l'immagine di recovery serve a far partire il dispositivo in modo appunto "recovery". In questa modalita' e' possibile cambiare il software che il Dream carica normalmente sostituendolo, appunto, con il nostro preferito (la Rom Cyanogen, nel mio caso). Quindi da qui in poi ho seguito la guida Cyanogen.

La procedura che ho descritto e' quella che ho seguito in un secondo tentativo dopo aver incasinato il dispositivo ed essere stato costretto al ripristino del backup. In sostanza avevo prima seguito la guida Tuttoandroid fino alla fine per poi rendermi conto che la Rom proposta (quella consigliata al link al punto 7, la Mikhaelv1.6 Donut) non mi piaceva, mi sembrava sottosviluppata. Deciso a mettere la Cyanogen mi sono reso conto che con l'immagine di recovery che avevo messo nella procedura Tuttoandroid, non era possibile. E non era neanche possibile fare l'upgrade alla recovery richiesta da Cyanogen. Tutto questo capito dopo un po' di tira e molla, togli e metti, che avevano portato l'android pericolosamente vicino al brick (brrr). Ripristinato il sistema di partenza (grazie backup) ho seguito la procedura che spiego sopra. E tutto e' ok.

Quale Rom mettere? Questa e' la domanda che ci si pone. Io come visto ho messo la Cyanogen. Ce ne sono a pacchi, soprattutto straniere, non si capisce molto bene quale va e quale no, quale sia compatibile e quale briccki. Per ora sono contento.

Ed ora pubblicita' progresso: occupare il tavolo al bar in attesa di ordinare.
Ovviamente non si fa. Cioe': non si deve prendere il tavolo prima di avere il cibo tra le mani! Questo accade regolarmente, torme di mogli tristi appollaiate in attesa dei mariti carichi di cibo. Perche' no? Se non lo capite da soli non lo capirete neanche se ve lo spiego. Non si fa e basta!