giovedì 7 luglio 2011

La gazzarra sulle province

E' partita la gazzarra per attaccare il PD che non vota la proposta di Di Pietro sulle province.

Intanto chiariamo una cosa: la proposta dell'IdV si limita a cancellare la parola "province" dalla Costituzione. Non e' altro che la solita mossa ad effetto per ululare disappunto ai giornali compiacenti. Non risolve il problema, anzi lo aggrava.

Nella proposta alternativa del PD ci si preoccupa del "trasferimento delle competenze", dicendo "a chi vanno con quali costi". Una cosa seria, insomma.

Per informarsi

Venendo al tema, la smania di abolire le province, tout court, a me e' sempre sembrata una giavazzata. Si sente dire che "tagliando le province si tagliano 10 miliardi", ma e' una presa in giro.

Quei 10 miliardi sono per i servizi erogati dalle province, per gli stipendi dei dipendenti che permettono l'erogazione di quei servizi, per le infrastrutture che li necessitano. Aboliti gli uffici provinciali, gli stessi diverrebbero semplici diaprtimenti regionali, solo che non piu' elettivi (a meno che non si voglia smettere di gestire servizi pubblici come inceneritori, autobus, discariche, strade, ecc.).Ingeneroso che molte delle critiche vengano dagli stessi che si sono mobilitati per l'acqua pubblica.

Non a caso il programma del PD non ha mai previsto l'abolizione drastica delle province, ma solo di quelle metropolitane, mentre propone di razionalizzare ed accorpare le altre. La proposta di Di Pietro piacera' a Casini (e a Renzi) ma non piace a me. Tagliare i servizi pubblici per risparmiare e' una cosa legittima ma smaccatamente di destra. Cosi' come lo sono lo smantellamento dello Stato, la privatizzazione dei servizi, il dirottamento delle risorse dal pubblico al privato.

Ovviamente la situazione cosi' com'e', con le province che si moltiplicano per soddisfare gli appetiti degli amministratori locali, non va bene. Occorre cambiare ma farlo bene.

venerdì 1 luglio 2011

Zibaldone sulla Val di Susa

Alcuni appunti di cose che vado scrivendo qua e la' sulle proteste in Val di Susa. Modalita' patchwork, tono colloquiale.

Strategicita'
I critici del progetto insistono spesso sulla riduzione del traffico merci. Scrive Angelo Tartaglia sul Manifesto del 30 giugno: "chi farebbe sbarcare a Genova merci destinate alla Francia o a Marsiglia merci destinate all'Italia?". L'autore ci vuole indurre a credere che il corridoio 5 sia stato pensato per il commercio Italia / Francia. E insiste sul punto.

Sappiamo invece che e' un altro il flusso commerciale che si vuole creare. Per esempio: merci da Genova, da Marsiglia e da Trieste, verso Lubjiana, Budapest, L'viv, Kiev (e viceversa). Come si fa a negare che sarebbe il modo piu' efficace per portare merci europee ed orientali nei paesi dell'est?
Lo scopo del corridoio e' invece proprio assecondare la crescita dell'est Europa (un universo, fondamentale per le prospettive di sviluppo europee) cercando di agevolarne gli scambi con tutti i nodi di trasporto, produzione e trasformazione del vecchio continente.

Parlare di strategie del corridoio 5 e non citare neanche una volta la prospettiva di sviluppo dell'est Europa e' profondamente omissivo.

Metodo del dibattito
Spesso si fa un mix tra i due temi di discussione che invece devono rimanere distinti.
- il valore strategico dell'alta velocita'
- i danni ecologici e sanitari alla valle ed ai valsusini

Sono due cose distinte, infatti sul valore strategico dell'AV i diritto di esprimersi dei valsusini e' lo stesso di quello degli altri 700 milioni di cittadini europei.

Le strategie economiche e tecnologiche dei trasporti sono un tema complesso, che non si sviluppa a colpi di SI o NO. Il processo decisionale piu' opportuno e' quello democratico, con gli studi, le analisi guidate dalla Commissione Europea, le mediazioni tra stati nazionali che tengono conto dei vincoli economici e degli interessi strategici, i pareri dei ministeri delle finanze sulle disponibilita' economiche.

Il secondo tema, ovvero se una galleria pregiudica l'ambiente e la salute dei valsusini, e' giusto dibatterlo, e' giusto mobilitarsi, e' giusto difendersi. Ma la domanda che faccio io e': siamo sicuri che l'obiettivo della sicurezza sanitaria ed ecologica sia stato perseguito con coerenza? Siamo sicuri che non si sia trattato spesso di un NO inflessibile che risuonava delle voci di chi criticava la scelta strategica?

Hanno tutti i diritti i valsusini a dire NO. Questo dovrebbe essere un punto di partenza per modifiche, garanzie sulla salute, accesso dei valsusini agli organismi di controllo, compensazioni, ecc. Questo in un paese normale.

Nel nostro paese, da una parte il governo che ha gestito la cosa e' stato, per 8/10 quello di Arcore, dall'altra parte il NO dei valsusini e' diventato intransigente, intrattabile e finalizzato fare un bello scontro catartico contro l'Impero.

Grillismo ed travaglismo, che piu' incazzati creano, piu' biglietti e libri vendono, hanno dato il colpo di grazia.